Serenissimo



PRESENTAZIONE DELLA POESIA AL PUBBLICO

Prima delle lettura, ho presentato brevemente la poesia, più o meno con le seguenti parole.

Prima dalle lettura, due parole di presentazione. Considero la poesia uno strumento di comunicazione. La mia ambizione è di riuscire a trasmettere idee ed emozioni ai lettori o, come in questo caso, agli ascoltatori.
Serenissimo è una poesia che dice del mio grande amore per Venezia, anzi del nostro amore, posto che lo condivido con mia moglie. Quando possiamo, visitiamo questa città unica e vi soggiorniamo. Anche quest’anno ci siamo andati per le nostre vacanze estive. E una città tranquilla dove riusciamo a riposare. Parlo naturalmente della Venezia, Venezia, quella dei sestieri come Cannaregio, San Polo, Santa Croce, Castello, non affollata di toristi. C’è chi, come noi, ama Venezia e chi la consuma, nel duplice significato che se ne fa oggetto di consumismo turistico e la si congestiona, la si sporca, la si degrada. È una Città straordinaria, unica, come ho già detto, ma fragile. Sapete del problema dell’acqua alta, che ora si vorrebbe risolvere col progetto MOSE. Ma c’è anche un problema di inquinamento umano, turistico. Ogni tanto c’è chi affaccia l’idea di introdurre il numero chiuso dei visitatori, di adottare un qualche sistema che ne limiti e ne disciplini l’afflusso. Comunque lontano da San Marco e da Rialto, Venezia è una città vivibile. Non c’è il rumore del traffico di veicoli che inquina ogni altra città. Si sente la presenza dell’uomo: le voci, i passi. Io e mia moglie abbiamo anche il privilegio, soggiornando nei pressi di campo Santi Apostoli, di udire i rintocchi provenienti dall’alto campanile dell’omonima chiesa. A Cagliari, nella mia casa di Via Millelire sento degli scampanii, specie la mattina presto, e non riesco mai a capire da quale chiesa provengano, confusi come sono nel rumore del traffico, Da San Lucifero o da San Giacomo, da Santa Lucia o da chi sa dove? Venezia mi riconcilia persino col pensiero della morte. Tutti ricordate l’atmosfera cupa, tragica di Morte a Venezia di Thomas Mann, a cui si ispirò l’omonimo film di Luchino Visconti. La scena finale da me descritta negli ultimi versi di Serenissimo (io e mia moglie, a Nove Fondamente, attendevamo il vaporetto che ci avrebbe portati all’aeroporto ed avevamo di fronte la vista dell’isola di San Michele dove c’è il cimitero) evoca tutt’altra atmosfera: un’aura dl pace e di serenità.
Pietro Muggianu



SERENISSIMO
(8-23 agosto 2005)


Tu Serenissima Venezia,
città d’umanità colta e gentile,
dove le voci sento, sento i passi,
degli Apostoli Santi le campane
e l’orologio, che a me dona il tempo,
elargito dall’alto campanile,
coi suoi rintocchi armonici e solenni.
Calli e canali, campi e fondamenta,
ovunque tu m’accogli e rassereni.

Per molti mari andasti e molte terre.
Da molti mari e terre a te si viene.
Uomini a me lontani sento accanto.
Dagli ampi continenti in stretti spazi,
noi che t’amiamo tutti ci avvicini.
Attratti dal tuo fascino felino.
Fascino aristocratico e felino
di quell’alato leone tuo alter ego,
nella gloria sommerso della storia,
che in lagunare pace ora riposa.

Molti gatti domestici tu accogli.
Il leone nel gatto reincarnato.
Un felino cadetto, il gatto altero!
Molti nonio capiscono, da ingenui.
Il gatto è domestico per finta.
Altrettanto sei tu, la mia superba!
Bonarietà sorniona veneziana!
Non addomesticabile Venezia!
Gli innamorati tuoi tieni a distanza.
Dobbiamo amarti tutti, con rispetto,
stando ammirati sotto il tuo verone,
di possederti senza l’illusione.

Sogno ed lmperscrutabile miraggio.
Scaturigine d’acque non di sabbie.
Ineffabile storica ossessione,
dagli infiniti pali ancor trafitta.
Il leone addormentato non svegliate!
Quanta gente disturba il suo ronfare
e si meriterebbe un bel ruggito.

Mattina uggiosa a Nove Fondamente.
Ed ecco un funerale in motoscafo.
Tempestata di fiori, va la bara.
Giace sull’acque vive il cimitero.
M’affascina di farvi ultimo approdo.
Requiescat in laguna il leone antico.

Pietro Muggianu