LA RABBIA E L'ORGOGLIO (a Oriana Fallaci)



Postmoderno improbabile sultano

sta tradendo il retaggio di Ataturk,

che novant'anni fa cacciò il Califfo!

Ci minaccia un Califfo marionetta

di un retrivo islamismo primitivo,

che ci taglia le gole e ci imbavaglia,

la nostra gente uccide a tradimento!

É l'Islam l'acqua torbida in cui nuota

il carnivoro pesce terrorista,

che usa la religione per pretesto,

prestandosi  l'Islam a un uso tale;

politico pugno, guanto religioso,

ai corpi occidentali mira ingordo,

corpi "lerci" ed "immondi" di "infedeli"

che non fanno, ossessive, le "abluzioni",

corpi  "ingozzati d'alcol e maiale",

corpi infarciti di modernità,

proveniente dal secolo dei lumi

(l'Islam la tolleranza non conosce,

non sa che cosa sia la libertà);

quel pesce attacca pure  i musulmani,

perché quell'acqua è torbida e agitata:

non conosce l'Islam di idee il confronto

innanzitutto tra sunniti e sciiti,

che nel nome di  Dio stanno scannandosi

(Al Sisi ed Al Azhar fanno eccezione);

ma "Allahu Akbar" nel cuor di tutti  echeggia,

essendo un forte grido identitario.

Pie illusioni di chi a integrare mira,

ancella del papato la politica;

giusto: di religione non c'è guerra

ed il Papa non fa che  il suo mestiere

per i calcoli suoi geo-religiosi;

ma alla guerra non sfugga la politica.

Anni luce distanti le culture,

la giudaico-cristiana e quella islamica:

anche questo un aspetto della guerra.

Cieco per l'acqua torbida va in branco.

Matta bestialità muove quest'orda

ed altri predatori mette in moto,

dei totalitaristi tristi epigoni,

nemici all'individuo e alla persona,

alla gente comune e laboriosa,

che con amore vive e lascia vivere;

per quei nemici gente da colpire,

gente da eliminare e disprezzare,

gente da martoriare e deportare:

"E adesso pover'uomo?"  (Hans Fallada).

"Pieni d'odio di tutto il mondo unitevi!"

Questo, implicito, appare il loro slogan.

Divoratore assalto distruttore,

alla civiltà nostra un'aggressione;

non aggressori siamo ma aggrediti

anche se qui c'è chi mette il cilicio

(sensi di colpa cerca di inculcarci).

Guerre di civiltà noi non facciamo.

"Deus vult" non ci sogniamo di gridare,

né la civiltà come un orpello usiamo;

qui addirittura Dio sarebbe morto!

Con i mezzi politici lottiamo,

per fronteggiare barbare aggressioni

e procurarci il pane quotidiano.

Che ribrezzo gli ipocriti bigotti,

che utilizzano Dio come una clava!

Vogliono farsi grandi con Dio grande.

Ma Dio non è nè piccolo nè grande,

non è nè S (small) né (extra large) XL,

non si può misurare né apprezzare:

hanno trovato Dio al supermercato

e, capo griffato, se ne fanno grandi.

Se c'è, Dio non può che essere infinito,

non si può limitare e misurare.

Dio non può essere l'odio che ci uccide;

per molti indizi e molte congetture,

non può che esser, se c'è, quello di Dante:

"L'Amor che move il sole e l'altre stelle".

Cellule tumorali sono i ijhadisti,

corpuscoli malefici e nocivi,

il male che Dio mette in discussione.

"Dio è grande" dite; se non è già morto,

voi lo uccidete come uccide il cancro!

Nuovi Attila, di Dio siete il flagello!

Come può Dio permettere il male?

E che nel nome suo lo si commetta?

L'esistenza di Dio mettete in dubbio!

Voi cellule impazzite oscure e vili

cercate di distruggere la vita!

La vita grande voi, piccole, odiate.

La vita in pugno voi volete avere,

ma la vita del male non fa parte;

luogo di cedimento della vita,

momentaneo transeunte cedimento,

è il male a fare parte della vita;

bene e vita resistono, vincendo;

voi siete il male e male finirete,

come altri nella storia son finiti.

Daesh diffonde e promuove la violenza:

come una pandemia che non arretra

(si definisce “peste digitale”);

essa i più esposti appesta ed i più gracili;

é massa tumorale originaria,

metastasi foreing fighters e lupi.

"Nichilisti di tutto il mondo unitevi!"

Questo, implicito, appare il loro slogan.

La massa tumorale sia rimossa:

non sia la chirurgia timida e incerta;

la sanità-intendenza seguirà,

complicanze e metastasi affrontando.

I migranti deporta Daesh per lucro,

per finanziare le sue attività:

sulla gente comune anch'essi gravano,

essa é, bon grè mal grè, samaritana;

intentato e  inattuabile integrare;

sullo stato sociale gravano essi

e della vita sulla qualità,

malcontento e disagio generando

(l'immigrazione ormai già al punto critico).

Merce per trafficanti e faccendieri,

attratti dal benessere,  i migranti,

dal luccichìo del nostro consumismo,

dalla nostra cultura no di certo

(che l’Italia sia bella non importa:

tappa intermedia brutta Italia nostra,

ché in Italia non c’è trippa per gatti!);

come merci si fanno trasportare,

pagando salatissimi pedaggi,

ottimi investimenti ritenendoli,

e rischiando di perdere la vita,

e come merci sono scaricati,

nei nostri porti, merci alla rinfusa

(contigue connivenza ad "accoglienza"!).

Tra i migranti ci sono i terroristi.

Dilaniate le nostre società,

dai veleni ijhadisti intossicate.

Le limpide sorgenti difendiamo

 e le acque nostre "chiare, fresche e dolci".

Basta con l'understatement dabbenista,

che "la rabbia e l'orgoglio" nostri affossa,

legittima di fatto i foreing fighters,

che bisogna trattare a muso duro,

senza integrare chi non è integrabile

e chi non ha interesse ad integrarsi.

Basta con l'appeasement col terrorismo

("compagni che sbagliavano" le BR,

“antimperialisti” ed “antioccidentali”,

e dunque dalla parte giusta, i ijhadisti).

Quanto sei fredda Italia con la Francia!

La solidarietà convinta latita:

"loro" pieds noirs, banlieue "loro", non "nostri",

problemi "loro",  non problemi "nostri".

Un'Europa che i cuori non riscalda?

L'Europa delle patrie o nostra patria?

L'Europa confinata a Ventotene?

Scacciamo le acque sporche e i barracuda.

Dissetiamoci tutti alle acque nostre

e rinfrancati, audaci, combattiamo!

Una,  fraterna e forte sia l'Europa!