Argiolas



Argiolas, solatii regni del grano.                               1
Oh memorie atzaresi e quali affetti!
De is treuladores grida e filastrocche.
De is treuzzadores il riso di facezie.
L’acqua in su frascu all’ombra de unu creccu,            5
sa cruccuriga accanto con il vino.
Candido sulla crobe, il tovagliolo,
a proteggere il pane ed il formaggio
dall’insidia di mosche e calabroni.                            9
E sa pasta de argiola in sa viandéra,
grassa e rossa di lardo e pomodoro.
E tziu Pettanu, arcigni baffi e sguardo,
(pei nipoti inurbati era Tattano),                            13
temibile e valente barracellu,
al varco d’ogni refolo in attesa,
per catturare al lazo bentu ‘e sole
ed alla trebbia, domo, assoggettarlo.                      17
Nel silenzio, esaltato dalle vespe,
teso al comando secco: “a bentulare ! “
 
 
  

NOTE

 

Versi 1 – 11.   Fino a tutti gli anni ‘50 del ‘900 ad Atzara, si trebbiava ancora all’antica, con i buoi. L’avvento della trebbiatrice si ebbe alla fine di quegli anni, all’inizio dei   quali c’era stato quello della corrente elettrica. Treuzzadores erano chiamati i braccianti che con il forcone (treuzzu in atzarese, triuttu in logudorese, trebùtzu in campidanese, triùtzu in sassarese) bentulanta (in italiano “ventolavano”) i covoni, precedentemente triturati da un concio di granito trainato in cerchio dai buoi, guidati dagli adolescenti treuladores,  per separare, lanciandoli in alto, le cariossidi dalla paglia, che il vento faceva volar via lontana, di modo che i chicchi, più pesanti, ricadessero al centro dell’aia formando un cumulo progressivamente più pulito e liberato della stessa paglia.

 

Verso 12.  Sebastiano Muggianu – in sardo ziu  Pettanu -  agricoltore (Atzara 7.9.1891 – 5.3.1974), fratello di mio padre Salvatore, era il quarto dei sei figli di Antioco (agricoltore e artigiano), scomparso negli anni ’20 del ‘900 (gli altri fratelli, di cui mio padre era il minore, tutti scomparsi, erano: Giuseppe Ignazio, Antonio, Giovanni e Francesco).

 

Verso 13.  Io e mie sorelle, Pina e Caterina,  chiamavamo confidenzialmente Tattano ziu Pettanu e Nanna, sua moglie, Giovanna Tolu, zia Giuanna Tolu (scomparsa diversi anni prima del marito).

 

Verso 14. Sebastiano Muggianu fu a capo (capitano) della Compagnia barracellare di Atzara dal 1944 al 1950, la quale, intorno al 1947, collaborò con i carabinieri, comandati dal mitico maresciallo Dante Murgia di Neoneli (fratello di Danilo, indimenticabile insegnante di latino e greco al Liceo Dettori di Cagliari e, negli anni ’70 del ‘900, preside dell’Istituto Magistrale di Cagliari),  che sbaragliò alcune piccole bande di rapinatori che scorrazzavano nelle  campagne di Atzara, soprattutto in quelle confinanti con l’agro di Samugheo. Atzara, che è stato storicamente un paese sempre abbastanza tranquillo, nell’ultimo dopoguerra conobbe una certa effervescenza delinquenziale. Il 18 dicembre 1945 fu ucciso in un conflitto a fuoco con i carabinieri l’unico latitante che la storia del paese ricordi: si chiamava Pietro Delogu, soprannominato Boccione

 

La costituzione delle compagnie barracellari (polizia rurale) in Sardegna è antichissima,  si perde nella notte dei tempi. Esse furono molto diffuse nel Seicento. In tempi relativamente più recenti, le compagnie furono giuridicamente disciplinate col regolamento 14 luglio 1898 n. 403 promulgato da Umberto I, che all’art. 16 prevedeva che esse esercitassero: “una vigilanza assidua per prevenire e reprimere i delitti contro la proprietà”  e quindi dovessero: “eseguire perlustrazioni notturne dell’abitato; prestarsi ad ogni richiesta delle Autorità competenti (…); fare sollecita denuncia di ogni reato che venga a loro notizia.

Alcune curiosità: a proposito di perlustrazioni notturne, quand’ero ragazzino (sessant’anni fa),  ma credo anche in tempi più recenti, ad Atzara, quotidianamente si suonavano le campane, più o meno dopo cena, per s’orrunda, che credo debba tradursi in italiano “la ronda”, una sorta di coprifuoco, probabile residuo storico del  segnale per l’uscita delle ronde barracellari. Attualmente le ronde sono ritornate di moda in tutta Italia. Ad Atzara (altra traccia storica) Barracellu  fu anche, in passato, il famoso soprannome (un secondo cognome) di un importante e ricco possidente, Antioco Demurtas.

 

Verso 19. L’Innu de su patriottu sardu a sos feudatarios di Francesco Ignazio Mannu, Cavaliere e Magistrato ozierese,  si conclude con i versi:

 

                        Cando si tenet su bentu  

                         est prezisu bentulare.

 

L’Innu, considerato la Marsigliesesarda,  pubblicato clandestinamente in Corsica nel 1794, divenne il canto della rivolta antifeudale che si espresse nei moti angioini.

Solo a cose fatte, mi accorsi che, casualmente quanto indegnamente, la mia composizione Argiolas si concludeva, come lo storico Innu, con il verbo bentulare.




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                               PIETRO MUGGIANU SOTGIU

                                           Autore-Editore

                          Via Domenico Millelire 4   Cagliari